Cena da Keynes

da un'idea di
Francesco Monico & Amos Bianchi

ispirato ai testi di
Pierangelo Dacrema

soggetto e testi di
Ilaria Bambini
Amos Bianchi
Simona Ilaria di Michele
Fabio Mattia
Simone Rovellini

sviluppato con l'aiuto di NABA Nuova Accademia di Belle Arti Milano

© copyright e diritti riservati Slowthink 2009

Breve presentazione del progetto


Struttura


Cena da Keynes è uno spettacolo teatrale, della durata di due ore circa. È articolato in un prologo, tredici

scene, intermezzi.

Prevede la presenza in scena di un narratore.

La narrazione è arricchita dalla riproduzione di video d’archivio e originali.

La macchina scenica è composta da più schermi, su cui vengono trasmessi i video.


Scopo


Cena da Keynes è:

drammatizzare alcuni avvenimenti della crisi finanziaria contemporanea;

fornire al pubblico alcune chiavi di lettura di questi fatti, e innescare una discussione

riguardo ad essi;

fornire al pubblico una base di conoscenze teoriche per una comprensione più

approfondita dei temi economici e finanziari;

intrattenere e giovare.


Argomenti


Gli argomenti trattati all’interno dello spettacolo si rifanno alla cronaca della crisi finanziaria contemporanea. Di questi fatti

non si intende dare una visione riepilogativa od esaustiva, ma essi sono al servizio di un approfondimento dei temi generali

della finanza e dell’economia, che vengono affrontati alla luce delle teorie di Pierangelo Dacrema, rifacendosi soprattutto ai

tesi La morte del denaro. Una rivoluzione possibile (Milano 2003) e Trattato di economia in breve. Frammenti di filosofia del gesto (Catanzaro

2005).


Caratteristiche peculiari


Una macchina scenica complessa, in grado di gestire video e flussi di dati in tempo reale;

• la presenza in scena di Pierangelo Dacrema, nella veste di narratore;

la possibile presenza, su strutture a canovaccio, di esponenti del mondo dell’imprenditoria, economia, finanza, nel ruolo di

se stessi;

• un riferimento costante, in immagini e/o parole, alla cronaca contemporanea;

l’esportazione dello spettacolo in forma di DVD. La sceneggiatura dello spettacolo viene realizzata in vista di questa

possibilità.


Sinossi


Prologo. L'acquisto dell'azione finanziaria, l'azione come gesto economico.

Prima scena: il denaro. La storia del denaro; il suo valore materiale ed immateriale; nascita e morte degli accordi di

Bretton Woods sulla moneta.

Seconda scena: il valore. Il valore come convenzione: il flusso del denaro nel sistema capitalista.

Terza scena: la volontà. L'atto di volontà come essenza dell'economia; la teoria dei giochi.

Quarta scena: la crisi. Il comportamento dei protagonisti in un momento di crisi (economica).

Quinta scena: l'innovazione. New York: una città viva che si rinnova sempre.

Sesta scena: la velocità. In economia è importante il quando, non il cosa.

Settima scena: l'impresa. L'impresa non somma le capacità delle singole unità economiche, ma le moltiplica.

Ottava scena: la produzione. Il gesto artistico; produrre e contare la ricchezza.

Nona scena: il risparmio. Una famiglia basata sul consumo, una famiglia basata sul risparmio.

Decima scena: il mutuo. Tutti iniziò con i subprime.

Undicesima scena: il prezzo. Perchè i prezzi aumentano?

Dodicesima scena: l'azione. La nascita del capitale azionario, e perchè esso è uno dei dieci elementi chiave della

contemporaneità.

Tredicesima scena: la moneta. What if: il mondo avesse un'unica moneta circolante.

Gli intermezzi. Esponenti del mondo dell'imprenditoria, finanza, ed economia, commentano fatti salienti della

contemporaneità, nel ruolo di primattori del processo economico attuale.


lunedì 6 luglio 2009

"E' una /*rimediazione teatrale*/, è la rappresentazione di un medium in
un altro medium, ovvero l'utilizzo di alcune caratteristiche tipiche di
un medium all'interno di un altro. Siamo molto interessati al nuovo
paradigma narratologico noto come New Italian Epic, e da li siamo
partiti. E' una concatenazione di concetti che riportano alla
contemporaneità. Oggi la cronaca è centrale,, infatti grazie ai nuovi
media un fatto è sia epico che cronachistico, come scrive Wu Ming 1 -
l'uso dell'aggettivo "epico", in questo contesto, non ha nulla a che
vedere con il "teatro epico" del Novecento o con la denotazione di
"oggettività" che il termine ha assunto in certa teoria letteraria -
(New Italian Epic, Memorandum).

Ma queste cronache sono epiche, perché oggi viviamo una New Media Epic,
una /*nuova epica*/ dei media, infatti inseriamo i fatti quotidiani e le
nostre azioni, le nostre esperienze, in una rete di media pervasivi così
che noi stessi diventiamo spettatori di una (nostra) nuova epica
digitale. L'epica diventa di tutti, e riportandola a teatro ridiventa
condivisione e rielaborazione dei fatti-pensieri in chiave sociale,
luogo liminale dove si realizza una performance condivisa della critica
e del senso. Infine, queste narrazioni sono /epiche/ perché ambiziose,
sono /epiche/, perché, ancora recuperando Wu Ming 1, le dimensioni dei
problemi da risolvere per trascendere misura e confini della
forma-cinematica, "/come nel caso di narrazioni transmediali, che
proseguono/ /in diversi contesti/"(NIE, Memorandum). Oggi siamo noi che
creiamo la nostra identità mediatica. E questo determina il nostro ruolo
sociale, tutte le decisioni che prendiamo su come raccontare quello che
è importante per noi stessi, quello che è effettivamente vero, quello
che è vero ma non è vero, quello che è effettivamente falso, quello che
è falso ma non è falso, e quello che è contemporaneamente sia falso/vero
che vero/falso (un'epica quantica?), sono la nostra nuova epica
esistenziale. L'autore è molto più esposto (a sé stesso). Nasce un'epica
intima, familiare, condivisa con un'alterità sconosciuta, e per quanto i
gesti singolarmente siano innocui, l'insieme dei comportamenti, che nei
media interattivi sono comunicazione, finiscono per dare origine a
un'epica molto dettagliata. Nell'epoca dei Nuovi Media siamo tutti Eroi.

L'opera in quanto rimediazione teatrale abbraccia le categorie del
/*falso-fake*/, un nuovo tipo di rapporto con la realtà che è mediato
con un nuovo linguaggio, che non è di mera fantasia, ma fa riferimento
ai dati, è una letteratura documentale, una no-fiction novel. Le parole
letterarie diventano strumenti per la descrizione della realtà. In linea
cone questa nebulosa /Cena da Keynes/ utilizza la ricerca e l'utilizzo
di immagini dagli archivi, il /*found footage*/. Questi archivi sono
privati, sono pubblici, di telegiornali e reportage, sono in rete a
disposizione. Oggi i registi (ma ha ancora senso questo termine?), gli
artisti, gli autori utilizzano tutto quanto pensano sia /giusto/ e
/serio/ utilizzare. Giusto e serio. I due aggettivi sono appropriati.

Quest'opera non è post-moderna, rigetta il distacco e la gelida ironia
da /pastiche/ postmodernista. Il cliché è evocato e subito messo da
parte. In questa opera deve esserci un calore, una presa di posizione e
assunzione di responsabilità che supera la complicità compulsiva e la
rivendicazione postmoderna del "non prendersi sul serio".Essa recupera
un'/etica/ del narrare dopo anni di gioco e di bulimia audiovisiva ed
elettronica. In /Cena da Keynes/ c'è una, /*responsabilità nello
sguardo* /e nell'immagine data dalla possibilità teatrale di
"riattivare" questa stessa immagine, ricaricarla di significato dopo il
logorìo di /televisione /e /advertising/.

/Cena da Keynes/ ha una complessità narrativa, ma un' attitudine
/popular/, è /*complessa e popolare*/.La complessità narrativa non è
ricercata a scapito della leggibilità, la fatica del pubblico è
ricompensata con nuove valide modalità di risolvere problemi
narratologici e scaricare la tensione.

Il testo teatrale utilizza/ *storie alternative e ucronie potenziali*,/
la commistione con la forma del documentario fa precipitare l'ucronia in
una dimensione di falsificazione, dando all'opera un carattere
particolare. Il reale della crisi si confonde con la irrealtà della
narrazione mediatica, mentre la crisi svanisce e l'economia sembra
autocensurarsi svanendo, al contrario il testo assume realtà, supera
l'operazione e si incarna nella possibilità che i fatti, e il suo
protagonista /denaro/, siano, in parte o in fondo, veri o possibili.

Essa attua una/ *testualizzazione del reale*/,/ /un concetto differente
da quello di realismo, esso non si esaurisce all'interno della
composizione realistica e della scrittura mimetica. L'opera ricerca
l'esposizione e la costruzione del reale, inteso come spazio
socio-culturale rappresentabile e comunicabile, nella misura consentita
e stabilita da una determinata cultura in un determinato periodo
storico.Inoltre la testualizzazione non è separabile dal materiale
(supporto?) che la opera, per questo è presente una macchina scenica che
rimedia teatralmente le immagini 'reali' di Richard Nixon che annuncia
lo sganciamento del dollaro dall'oro, e le immagini del fallimento 2008
Leman Brothers. Le immagini in questo modo vengono letteralmente
rilette. Il pubblico è obbligato a continui rinvii ad un mondo
extratestuale venendo costretto ad accettare una serie di
sovrapposizioni e rilanci tra dimensione testuale e campo del reale. In
quest'opera è centrale far vedere, l'esistente perché la connessione che
l'opera stabilisce con il reale, non è una semplice aderenza alla
superficie delle cose, in cui basta rappresentare. Il linguaggio
sperimentale sviluppato, è fondativo del mondo, in quanto veicola la
condivisione e la strutturazione delle nostre esperienze del reale,
possiede una dimensione ontologica e genera una possibile esperienza del
Mondo.

Infine quest'opera si fonda, e ricerca,/ /un /*Allegoritmo*./ Un
algoritmo è un insieme di regole e procedure da seguire in un
determinato ordine per risolvere ottenere un risultato. /Cena da Keynes/
è strutturata in scene-modulo, alcune chiuse, alcune a canovaccio, altre
totalmente aperti che prevedono la presenza di ospiti reali che
interpretano loro stessi/. /"/Allegoritmo/" è un neologismo preso in
prestito dalla cultura dei videogiochi. Ogni gioco è un'allegoria: è
composto di moduli che rappresentano qualcos'altro.

La mise en scene utilizza la/ *sovversione "nascosta" di linguaggio e
stile*//,// /questa opera è sperimentale anche dal punto di vista
stilistico e linguistico, si tratta di una sperimentazione dissimulata
che mira a sovvertire dall'interno il registro linguistico comunemente
usato nel teatro. Utilizza il fake negli attori, che recitano sé stessi
mentre interpretano le loro reali tendenze e percezioni economiche, e
utilizza il fake negli ospiti, che testimoniano sé stessi, ma che pre il
mero fatto di essere su un palco teatrale di fronte a un pubblico non
sono più loro stessi. Lo stile è scarno, documentaristico, è quello
dell'intervista, non della recitazione. Nessuna reale interpretazione,
solo comprensione dell'esperimento da parte degli attori (come degli
ospiti). All'inizio non si nota uno stile diverso, guardando l'opera si
percepisce qualcosa di strano, una serie di riverberi che producono un
effetto cumulativo.

L'opera è pensata all'interno della / *Transmedialità*/. Questa nuova
forma di narrazione propende dichiaratamente a uscire dai contorni della
mera opera teatrale, distribuita solo a teatro, per proseguire il
viaggio in forma audiovisiva, distribuita in foma di DVD"

(riferimenti New Italian Epic su
http://www.carmillaonline.com/archives/2008/09/002775.html - e New
Italian (Media) Epic su http://www.m-node.com/mnode_nmer2009.html)


Francesco Monico, 2009